Particolare_9

> EVOLUZIONE e ORIENTAMENTO ARTISTICO


MICHELE ROSA, artisticamente nasce come pittore di indirizzo figurativo, di ispirazione espressionista, partecipando alla vita artistica del Paese sin dagli anni ’50 del Novecento. Ad una forte spinta di stile Contemporary (1957-1959) che risente delle contaminazioni assorbite durante la formazione oltreoceano negli U.S.A., fa seguire presto le serie pittoriche prodotte durante la successiva maturazione artistica in Italia.

Con nuovo stile personale esplora soggetti che spaziano dalla tradizione popolare e folcloristica (1959-1966) per porsi, successivamente, in polemica col progresso e la realizzazione selvaggia di nuovi siti industriali (1961) sull’onda lunga della ricostruzione post-bellica sul cui sfondo insistono ancora gli antichi borghi (1957-1967) lontani dal contagio della modernità.

Monta in lui il sentire il degrado ecologico, del mondo delle tradizioni e del paesaggio architettonico come patrimonio e per questo lancia il grido di allarme con le Orme (1977), inquietudine sempre viva anche dell’ultimo periodo (v. oltre).

Un riscontro di critica e di pubblico arriva con lo sviluppo delle tematiche sociali focalizzata alla attenta documentazione sulla crescente contestazione giovanile nella società arcaica (1966-1973) e il nuovo periodo romano della “dolce vita” vissuto stavolta nei locali alla moda come il Piper.

Lo colpiscono in Yugoslavia (ora Slovenia) le sculture di Forma Viva la cui contemplazione lo stimolano a rappresentare i totem di legno e di pietra (siti visitati intorno al 1970 cui fa seguito la serie prodotta nel 1982-1984).

Dalla metà degli anni settanta si interessa ad un fenomeno culturale di grande rilievo: il teatro sperimentale ed underground (1975-1982) poi ripreso con le narrazioni sulle “performances” e le rappresentazioni teatrali del Festival dei due mondi a Spoleto (1993).

Sia la serie di case a Porto Badino (1984), sia la straordinaria serie che descrive la incontaminata natura di Posta Fibreno (1974-1984) sono figlie del periodo di riflessione provocato dalla lunga malattia e il conseguente allontanamento dalle partecipazioni e dall’attivismo nel mondo dell’arte. Allarga timidamente gli orizzonti descrittivi fino al lungo e solitario viaggio dove impressionano i malinconici Paesaggi mitteleuropei (1981) della Germania, Francia, Regno Unito. Un periodo fecondo di ammirazione della natura e dei paesaggi evidenziati nella serie di paesaggi e marine di Vieste, Gargano e costiera molisana, isola d’Elba (1983-88), oppure il periodo dedicato al Nudo su capriccio architettonico (1988). Assistiamo ad un periodo di ricarica interiore, preludio della fase successiva orientata all’informale e poi alla più pura astrazione.

La transizione inizia probabilmente con l’interesse per la religiosità pagana (1983), la  mitologia interconnessa allo studio dei reperti archeologici (1992-1993), la serie Fauves.

È la vigilia della definitiva immersione nell’impeto concettuale. La ricerca di nuovi stimoli lo induce ad approfondire gli spazi dell’astrattismo (dal 1990-91 in qua) sebbene avesse esplorato il campo con sperimentazioni già a metà degli anni ’60, oscillando con assoluta libertà tra figurativo e informale.

L’uscita mai definitiva dall’arte puramente descrittiva a partire dal 1990-91 è graduale con brevi ritorni, parimenti all’abbandono della pittura ad olio. Nelle coreografie (1994-1996), Luce (1997), o ad esempio con la mini serie il lavoro in cantiere (1999), oppure la serie fortemente polemica sulle Sedie  (2007) e “View of interiors” (2000-2008) riemergono molti degli influssi del periodo Contemporary dell’esordio. Oppure ancora coi macchinari dei processi industriali (2008-2014), introspezioni del sacro (1962-2010) e spirituale o il profano, (1967-2019), una costante della sua linea pittorica per la sublimazione del nudo femminile espresso anche in chiave Pop Art (2008-2010), tema mai trascurato anche nel periodo più buio.

L’immaginario del reale lo accompagna nel passaggio stilistico con le rappresentazioni atomiche (2001-2010) e cosmiche, de il cielo (2008-2009), non necessariamente produzioni astratte ma che dimostrano l’assoluta libertà espressiva dell’età matura. Dalla metà dell’ultimo decennio del Novecento sperimenta dunque la brillantezza dei colori acrilici e le lucentezze fluo sulla tela. Fonte di ispirazione per questo tipo di opere sono le sfavillanti atmosfere quasi psichedeliche dell’illusorio mondo dell’effimero. Le strutture geometriche che riporta su tela e costruite secondo campi triangolari, cerchi o rette spezzate, si traducono plasticamente mediante elementi materici che proiettano il dipinto al di fuori dello spazio bidimensionale per espandersi oltre le misure fisiche dell’opera. Questa fase, insieme alla ormai definitiva prevalenza dell’astrazione, è anche spunto ideativo della pittura dalle forti valenze ambientaliste con il riuso dei materiali (1998-2000). E’ questo un sentire civico e responsabile sul destino del mondo che era iniziato presto a germogliare il lui a partire dalle già citate tracce di pneumatici (1977).

Durante l’intero percorso artistico egli documenta quasi costantemente attraverso la fotografia sin dagli inizi della carriera, e con l’immagine fotografica le mutazione sociali e culturali – specie quelle ottenute mediante l’uso dello strumento fotografico (come quella della già menzionate serie sulla contestazione giovanile nella società arcaica o quella sul teatro sperimentale e Underground , ecc.).

Pur prediligendo sin dagli esordi la pittura a olio, sperimenta tecniche diverse. Le rese pittoriche sono ottenute talvolta con innesti cromatici di materiali eterogenei di arte povera. Egli cerca gradazioni tra materiali nobili e di risulta, dalle lamine d’oro agli umili materiali di recupero, all’interno di una superficie in cui interagiscono colori e forme

Il suo interesse per l’architettura e il già nominato periodo dell’interior design offrono nuovi campi esplorativi che lo inducono a realizzare una serie di insolite soluzioni artistiche che anticipano (1995-2000), stavolta nel campo delle arti visive, le invenzioni architettoniche formali del decostruttivismo internazionale degli anni ’80.

La lunga maturazione di M.R. si compie attraverso una molteplicità di esperienze eterogenee che si sovrappongono e spesso si fondono tra loro. Un percorso che conduce ad una sintesi stilistica del tutto personale e riconoscibile ove figurazioni astratte si combinano armonicamente a soggetti formali, per giungere ad uno sfaldamento degli stessi elementi reali e convergere alla negazione del modello figurativo ed accademico.

Negli ultimi anni affronta in termini astratti e concettuali le tematiche sulle banconote, come denuncia delle distorsioni dell’economia globale, e dei  francobolli, come strumento di sistemi desueti della comunicazione, per poi trattare l’ultimo suo tema narrando pittoricamente la problematica dei virus e il fenomeno pandemico ad esso collegato avendolo già trattato anticipatamente nel 2009 con una specifica trattazione.

 

    > Ultima produzione artistica

    > Produzione artistica recente

    > Produzione artistica remota

    > Portfolio

    > L’astrazione nell’arte visiva di M.R.

    > Mutamento del nudo artistico nella pittura di M.R. 

    Donne, Arte e Seduzione, 2010

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