ROSA artisticamente nasce come pittore di indirizzo figurativo, di ispirazione espressionista, partecipando alla vita artistica del Paese sin dagli anni ’50 del Novecento.
Le serie pittoriche prodotte durante la maturazione artistica hanno esplorato soggetti che spaziano dalla tradizione popolare e folcloristica alle tematiche sociali giovanili della “beat generation“, dalla rappresentazione contemplativa di antichi borghi ai siti industriali e ai macchinari dei processi industriali, dalle coreografie alle “performances” del teatro sperimentale, dai totem allo studio dei reperti archeologi, da introspezioni “view of interiors” a rappresentazioni atomiche e cosmiche, dal sacro e spirituale al profano, quest’ultimo con la sublimazione del nudo femminile.
Durante l’intero percorso artistico egli documenta quasi costantemente le tematiche trattate – specie quelle di contenuto socio/culturali – mediante l’uso dello strumento fotografico (come quella della serie sugli hippies degli anni ’60; quella sul teatro d’Avanguardia e Underground a Roma negli anni ’70, ecc.).
La fotografia e l’immagine fotografica risultano essere lo spunto ideativo della sua pittura la cui metamorfosi conduce spesso all’astrazione.
La ricerca di nuovi stimoli lo induce ad approfondire gli spazi dell’astrattismo – sebbene avesse esplorato il campo con sperimentazioni già a metà degli anni ’60 – oscillando con assoluta libertà tra figurativo e informale.
L’uscita definitiva dall’arte figurativa a partire dal 1990 è graduale, parimenti all’abbandono della pittura ad olio, tuttavia questo passaggio stilistico vede brevi ritorni formali.
È qui che – dalla metà del decennio – sperimenta la brillantezza dei colori acrilici e le lucentezze fluo sulla tela. Fonte di ispirazione per questo tipo di opere sono le sfavillanti atmosfere quasi psichedeliche dell’illusorio mondo dell’effimero. Le strutture geometriche sono costruite secondo campi triangolari, cerchi o rette spezzate che si traducono plasticamente mediante elementi materici che proiettano il dipinto al di fuori dello spazio bidimensionale con valenze ambientaliste.
Pur prediligendo sin dagli esordi la pittura a olio, sperimenta tecniche diverse. Le rese pittoriche sono ottenute talvolta con innesti cromatici di materiali eterogenei di arte povera. Egli cerca gradazioni tra materiali nobili e poveri, dalle lamine d’oro agli umili materiali di recupero, all’interno di una superficie in cui interagiscono colori e forme che mirano ad espandersi oltre le misure fisiche dell’opera.
Egli trova soluzioni artistiche che anticipano in campo architettonico le invenzioni formali del decostruttivismo internazionale che utilizza strumentalmente per trattare all’occorrenza i contenuti sociali e compositivi che di volta in volta intende trattare.
Giunge a soluzioni personali ove figurazioni astratte si combinano armonicamente a soggetti figurativi, per giungere ad uno sfaldamento degli stessi elementi reali e convergere sulla negazione del modello figurativo ed accademico.
Negli ultimi anni affronta in termini astratti e concettuali le tematiche sulle banconote, come denuncia delle distorsioni dell’economia globale, e dei francobolli, come strumento di sistemi desueti della comunicazione, per poi trattare l’ultimo suo tema narrando pittoricamente la problematica dei virus e il fenomeno pandemico ad esso collegato avendolo già trattato anticipatamente nel 2009 con una specifica trattazione.
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