Particolare_1

> Recensioni critiche

.…Essendo attaccato alla sua Ciociaria l’artista va in cerca di forme architettoniche semplici, in modo da cogliere le più perfette per trasformarle sulla tela in altrettante più pure: va in cerca, insomma, di quelle bellezze nostrane che ispirarono i grandi scrittori, come, Orazio, Virgilio e che il Rosa sente nel suo animo….

Antonio Bevilacqua, IL TEMPO – 7 gennaio 1959

 

…Case al sole, case di periferia, case di Sperlonga sono i suoi soggetti preferiti. Una visione circoscritta, pacatamente triste e rassegnata. Non una larva umana, non un balcone aperto, non una soglia violata, non una fronda che tremuli in quell’atmosfera verdastra.

Tutto vive in una verginità incorporea, in un ampio e solenne respiro. Michele Rosa guarda la natura e a questa chiede. Un rigeneratore estroso che appropriandosi delle di lei forme le elabora nel suo intimo, le getta sulla tela e le disfà al colore. Un processo cerebrale, ma che a contatto con il colore si fa poetico e sentimentale…. .

Lui non conosce albe, non canicole, non tramonti: il tempo è statico e la natura ha perso la propria forma ed il proprio colore…. .

Carlo Mazzenga, MOMENTO SERA – 11 agosto 1960

 

….Con il passare degli anni l’artista ha subito una rapida evoluzione, dimostrando una tecnica sorprendente nell’armonizzare le linee, le masse, in una vasta gamma di toni che danno ai suoi dipinti una luce appena radente, creando giochi maliosi, nascondendo tra quegli strappi di pennello una pacata malinconia.

Antonio Bevilacqua, MOMENTO SERA – 25 febbraio 1961

 

….Una particolare attenzione impegna l’artista a trattare paesaggi e case con vibrante modulazione, in armonia a variazioni di colori…. .

….Ogni muro ed ogni casa che il Rosa dipinge risente di una perfetta e morbida armonia geometrica. Certamente quello che più ci colpisce è come l’artista abbia saputo riportare sulla tela un’atmosfera dalla quale emana il caratteristico “puzzo salmastro” che dal mare attraversa la “marelaronda”, penetra in ogni via ed in ogni casa impregnandone l’aria. Egli non dipinge il mare ma fa avvertire la presenza di esso con i colori…. .

Angelo Dell’Ovo, IL TEMPO – 19 luglio 1961

 

Ancora una volta si è costretti a meditare sul complesso della cultura contemporanea che mai come ora è stata così ricca di libertà, in un cosmo di visione universale della vita umana. E’ una ricerca introspettiva di vitale interesse mediante nuovi assestamenti che allargano le possibilità creative dell’artista moderno, nella scoperta di una nuova coscienza spirituale…. .

Revisione storica dunque; decadenza di una certa realtà per far posto ad una nuova prospettiva della vita generata dall’interno, senza rinunciare al sentimento umano ma rafforzandolo ed esaltandolo.

….Sono le nuove dimensioni a cui si ispirano le opere del pittore Michele Rosa. Tutti i suoi quadri portano i caratteri di questa affannosa dialettica morale.

Le linee ed i gesti coloristici di forza drammatica tendono a rappresentare uno stato d’animo dove è evidente la liberazione della tradizione conciliante. La dialettica coloristica…. corrisponde agli accenti emotivi di carattere espressionista volti verso intuizioni informali. Sono questi i valori di una maggior verità mentre l’ansiosa musicalità espressa in acuti improvvisi, corrisponde alle emozioni di una dinamica ricca di scoperte umane dove non è estranea l’influenza della cultura europea.

Mario Massarin – 1963

 

….La ricchezza e la varietà delle immagini, gli aspetti e le visioni molteplici della sua terra, ora drammaticamente espressa, ora armoniosamente delineata con delicatezza di sfumature e di toni, costituiscono l’estrinsecazione di un animo nobile e gentile, uso alla contemplazione ed alla riflessione, spesso anche alla intuizione di valori e di espressioni liriche, che sfiorano l’irreale in una saggia applicazione di tinte vaporosamente evanescenti…. .

Di vario e grande effetto, dunque la produzione artistica di Michele Rosa nella quale, talora, la realtà acquista la levità del sogno ed il sogno la concretezza del reale.

Willy Pocino, TERRA NOSTRA Anno II, n. 3  – Marzo 1963

 

….Dai paesaggi così vividi e sciolti, c’è un brusco passaggio alla figura in cui finalmente Rosa rivela se stesso attraverso un temperamento deciso anche se improntato ad un’impostazione di nostalgica tristezza ed ad una malinconica introspezione. Nell’espressione assorta dei volti. Rosa diviene ora tipicamente umano ed il suo realismo è sereno, mentre si dileguano lentamente quei veli che nascondono quell’intima essenza fatta di interiorità pudica e restia a svelarsi.

Le figure di bimbe sono i soggetti più complessi e nello stesso tempo più spontanei dell’artista; sotto il variare delle tonalità, sotto quelle macchie crude e decise, attraverso gli sprazzi di luce, appaiono graziose fattezze infantili spesso arricchite dalla delicatezza di un particolare appena evidente come le calze viola della ragazza seduta o lo sdrucito abito della bimba di campagna… .

Ma cedere alla dolcezza di un particolare., è un attimo di debolezza in Rosa, subito riappaiono i contrasti violenti, le ombre nette, i gialli netti che sono le note più forti di questa pittura, uscita da ogni esitazione con insospettata energia, che riesce ad imporsi anche sotto la lieve sensualità e gli iridescenti bagliori di smeraldo della donna verde.

Alba Carfagna, LA GAZZETTA CIOCIARA – 5 marzo 1964

 

….In Rosa, tutto acquisisce una vitalità autonoma: donne ciociare stremate dalla diuturna fatica, strade bianche ed assolate, alberi, case, marine fuse d’azzurro o barche impregnate di salmastro, sono parte viva, integrante della sua narrativa e l’appassionato lirismo che ne emerge non è soltanto frutto di una tecnica felice e raffinata, ma un qualcosa che vibra, agisce ed arriva attraverso l’estrinsecazione di quell’attimo pensoso e travagliato che concretizza mediante toni, piani, luce e colore…. .

….Pittura quindi di “contenuto” sinceramente emotiva e, in questo caso, utilissima a donare con una particolare tensione, quella diversa poetica delle cose che è al di sopra del melanconico e pur romantico cielo ovattato di grigio a noi caro quanto la smagliante luce del sole che Rosa racchiude e conserva nelle sue tele ciociare.

Mao, IL GIORNALE DI PAVIA – 1 febbraio 1966

 

….Nei racconti pittorici che Michele Rosa dedica a quel gruppo di giovani che chiama “matusa e semifreddi” parte dell’umanità vivente, appare chiaro un amaro senso di vuoto che non può giustificare quanto della moda e di certa stampa fu creato soltanto in funzione di un mercato industriale, che per sopravvivere riuscii e riesce tuttora a sovvertire passato, famiglia, tradizioni senza per contro creare nulla che possa, se non sostituire l’insostituibile, almeno surrogarlo dal momento che hanno inalberato a bandiera un siffatto sistema…. .

….Ora se i moderni personaggi (i capelloni) di quest’artista di Soro riescono a parlarci con accento di pienezza umana ed ancor più propriamente ad aprirci il cuore alla realizzazione di un certo pacifismo, di quel sogno di vera fratellanza universale che rimanga al di sopra di ogni eresia di pensiero, una siffatta fatica non può ritenersi vana, dal momento che la decisa interiorità artistica è più che valida per concludere e trasformare accenti cromatici di un “quid” diventato “messaggio” per il più vicino domani.

Mario Carloya, IL TEMPO – 26 moggio 1967

 

….Se è vero, scrisse Mario Carloya, che le luci, i colori, i segreti vivi ed affascinanti del paesaggio ciociaro rispondono al temperamento poetico di Michele Rosa, è naturale che nelle sue tele le sorprese, i misteri, gli incontri cromatici e soprattutto la traccia di quell’attimo miracoloso che continuamente si distrugge e rinasce per segnare non un punto di arrivo, ma un’ascesa nel tortuoso cammino della sua calda narrativa interiore.

E’ insufficiente, come si vede, un solo capoverso per presentare un artista….

G.V., ESTRO – N. 5 Anno II – 1967

 

….Le opere dovute a questo ultimo periodo, completamente ispirate ai “capelloni” che caratterizzano la vita d’oggi, risentono del suo appassionato lavoro e se, oltre alla raggiunta intensità risalta quella continua necessaria presenza che è di ampio conforto di fronte ai non pochi sterilismi in voga, è chiaro che si sia potuto verificare il più ampio consenso del pubblico, dal momento che riconoscere l’individualità di un pittore, equivale, in sintesi, a capire l’intima essenza, anche quando questa, come nel caso presente, prende consistenza e forma da un tema difficile, polemico e personale….

RADIOGIORNALE – giugno 1967

 

Michele Rosa est un peintre qui se bat pour. Un demain meilleur et pacifique. Toutes ses oeuvres le crient imperieusement. Ses figurations ne sont pas, comme on serait tentè de la croire, un dialogue entre les faits, les ètats d’ame. Ni un dèsire de promouvoir des discussions, ou d’exhalter le spectacle d’une certaine jeunesse anticonformiste mais bien un rappel à “celui qui se tait consent”.

Les toiles de M. Rosa sont une protestation contre les conflits, les guerres, les compromis. Elle sont une invitation à la paix, à l’ouverture des coeurs pour la rèalisation d’un certain pacifisme et la naissance de l’Homme Nouveau. M. Rosa trasforme les accents chromatiques de sa peinture en un langage devenu message pour le futur.

Vera Manuelle, RIVA DEL GARDA – 5 giugno 1967

 

….Michele Rosa, un colorista disinvolto che non ha paura delle grandi superfici ma le controlla agevolmente con una pittura a largo impianto che si regge soprattutto su di un cromatismo spigliato ed impetuoso…. .

….Rosa è particolarmente apprezzabile nel paesaggio, dove le sue pennellate forti e costruttive si distendono in ampi scenari nei quali brucianti lampi di colore si alternano in suggestive mescolanze.

Bogorotto, LIBERTÀ – 12 febbraio 1968

 

Le figure hanno aria malinconica, stanca, rassegnata, talvolta depressa, ma rivelano un affiorante e, se pur contenuto, intenso desiderio di vita. Gli atteggiamenti, l’espressione dei loro volti, del loro sguardo, le fanno apparire come creature vive, come vere e proprie protagoniste che amano e soffrono nell’attesa ansiosa di soddisfare un pressante bisogno di azione, di affermazione, di conquista, di libertà. Danno l’idea di una lotta interiore tra un potenziale impeto di rivolta contro ciò che imbriglia ed opprime….

….Tutto questo Michele Rosa ci fa “vedere” e ci dice con la sua arte e la sua fede, superando a punteggio pieno questa più ardua prova che avrebbe fatto tremare a chiunque le vene ed i polsi…. .

Giovanni lmprova, NUOVI ORIZZONTI Anno VII n. 3 – Marzo 1968

 

….Michele Rosa in questi ultimi lavori ha raggiunto un linguaggio espressionistico, concitato e drammatico, traendo insegnamenti da noti maestri europei…. .

Questa Mostra attuale ha un suo tema: la vita e le manifestazioni dei giovani di oggi (“Beatles” e “Capelloni”, “Ragazze bruciate” e ecc.) su ciò indaga con acutezza ed amarezza dando vita ad una serie di “cronache sociali” o di “capitoli” da romanzo saturi di drammaticità, e qualche volta di un senso epico squisitamente moderno. Ma tutto questo è rivelato, senza letterarietà o “impegno sociale, ma in espressioni pittoriche concrete…. i colori…., nel  loro confusionismo materico e forma le o spesso informale, vogliono dare il senso di una rumorosità o di una squallida allegria.

Piero Girace, ROMA – 26 febbraio 1968

 

….Rosa dipinge gli atteggiamenti umani attuali rivelando un temperamento di artista in continuo fermento creativo, che mira e realizza un suo partico lare mondo poetico…. . I suoi personaggi sono vivi e veri con il loro atteggiamento allegro e disinvolto, spavaldo e rumoroso, pensoso e malinconico…. .

Sia pur brevemente, ho voluto esporre le ragioni della mia convinzione sulla pittura di Michele Rosa. Ciò che mi ha colpito di più è la sua indagine di cosciente osservatore. Indagine amara e spietata, qualche volta drammatica, quasi sempre umana, in cui si vede l’impegno dell’artista di essere testimone del suo tempo.

Antonio Buonajuto – 1968

 

….Rosa è altrettanto libero sui modi espressivi, quanto il suo colore fertile di accostamenti, risoluzioni e varianti…. .

Con gli strumenti che è andato man mano affinando, e piegando alle sue ragioni estetiche, Rosa è andato appuntando la sua attenzione pittorica ad un mondo inedito e attuale: quello della gioventù libertaria e romantica, estremista fino ad apparire facinorosa, in fondo idealisticamente generosa, come poche altre furono le generazioni trascorse. Ed il suo massimo merito di artista è di essersi tempestivamente affacciato a questo mondo giovane sollecitando questa nuovissima bohème, in fondo così seria ed impegnata. Qui il picaresco si associa all’elegiaco, ai fini d’una trasposizione pittorica dove è il colore, e solo il colore, nei suoi addentellati formali, a fomentare il senso della rappresentazione, a distribuirne i valori, a definire, e in forza di stile, ogni episodio di protesta ed esibizione di corruccio.

Carlo Barbieri, IL MESSAGGERO – 15 maggio 1968; IL TEMPO – 23 maggio 1968

 

….Azzardammo delle previsioni:…. quella arrabbiata scoperta della sociologia era un serio interesse e non semplice curiosità…. .

….I temi che Rosa rappresenta sono quelli delle Avanguardie culturali cioè di quella cultura che intende rivelare l’uomo nella sua realtà, l’uomo non quale deve essere, ma qual è, nel suo dramma esistenziale…. . ….Sono i grandi temi delle Avanguardie, i temi ossessionanti di Rimbaud, Bataille, Sartre e (su un altro piano) di Marx, grande ispiratore, il maggior idolo degli intellettuali e delle masse. A questo mondo così estraneo a tutti i miti e a tutte le utopie, Rosa è venuto tramite i teatri d’avanguardia romani…. .

….Capiti dal di dentro i casi della vita che vi erano rappresentati, sempre in bilico tra la saggezza e la pazzia, tra il dolore e la rivolta, egli ha trasferito quella varia ed incandescente materia sulle sue tele. Queste rappresentano così la “coscienza fatta materia” della crisi che l’uomo moderno vive giorno dietro giorno, rappresentano maschere ed atteggiamenti di volti e di corpi che hanno il valore di un paradigma; che potremo scoprire improvvisamente fuori dell’uscio di casa…. .

….Così va pure sottolineata la soluzione tutt’altro che tecnica di inserire queste materie in una cornice teatrale, in uno spazio scenico che dia loro significato di teatro, un valore di un dramma-vita, di un dramma-luci di rosso: se è tipico della tavolozza di Rosa, qui evidenzia il Pathos. Questa pittura che ormai appartiene alla Storia dell’arte ci sembra vada gustata non entro la sfera dei cromatismi, ma nelle situazioni.

Antonio De Donno

 

….Rosa ha espresso l’incomunicabilità del mondo  dei Beatnik, mediante la comunicabilità più evidente piana dell’arte. Qui sta a parer mio la validità prima e incontestabile della sua pittura: l’essere la pittura della incomunicabilità … che va diretta e leggera nel cuore del lettore e gli comunica senza mediazioni, un messaggio di inquietudini e sofferenza. Protagonisti di queste tele sono infatti i Beatnik, i drogati, gli errabondi nei paradisi artificiali di Baudelaire e di Poe, gli “scarafaggi” alla cui tragica e lucida demenza forse è affidata per insanabili contrasti la palingenesi dell’uomo….. .

….Si possono accettare o rifiutare, odiare o amare. dipende. Certo si devono comprendere. Questo il suggerimento evidente ed onesto di Rosa. Come artista egli sta al di fuori delle polemiche sul bene o sul male dei suoi soggetti; non li giudica, non li assolve, non li condanna; si limita a fissarli nella loro liricità, non investendoli di giudizi morali, ma di colori, suoni, e la luce che è ad essi più propria, perché è questo l’unico giudizio “morale” dell’artista. Suo compito esclusivo è di fissarne la gioia e la malinconia., la violenza e l’abbandono con l’immediatezza di un flash. E’ la bravura di Rosa…. . Chiarezza, immediatezza di un mondo che solo per un’astiosa preclusione, si definisce incomunicabile. Rosa, in conclusione, come consigliava Saba per la poesia, fa “professione di arte onesta”. E’ la sua lezione. Diamone atto con umiltà.

Antonio De Donno

 

….pochi soggetti, come questo trattato dal bravo pittore ciociaro, il mondo dei Beatnik, si offrono ad una realizzazione slegata della positività del modello: la scelta tra una resa dei contenuti realistica e fattuale, o invece una resa idealistica, deanatomizzata: Rosa ha scelto la prima delle due soluzioni, la più difficile a ben pensarci. Perché è più facile esprimere in arte “il sogno” di questo mondo scapigliato, che definirlo nella sua fenomenicità: è l’universo mondo dell’inquietudine giovanile che si avvia ormai a divenire categoriale dello spirito e di ogni dinamica sociale: è il pantheon di tutti i nuovi ideali così ancora sfuggenti spesso contraddittori, fatti di rifiuti ed invocazioni, di attese escatologiche e laiche, religiose e mondane. E’ il mondo dell’Eros e dell’Ethos incontaminato e violento….. .

IL MATTINO – 12 dicembre 1970

 

….A guardarli ora, gli eroi di questo nuovo olimpo, negli atti, nel gesto, nella domanda muta che questi volti esprimono, c’è chiara, mi pare, la risposta del pittore alla “verità “particolare di questo mondo; c’è l’insegnamento profondo, purificato dalle capacità misteriose dell’arte di questi “scarafaggi” all’uomo contemporaneo: l’aspirazione di un’esistenza primigena, di immediatezza e spontaneità. C’è attuata su queste tele la ristrutturazione della vita sulle chitarre e sui canti o sul rifiuto liberazione di ogni norma inesatta o pseudo-valore…. .

….Rosa, in conclusione, l’ha espresso con una pittura che è cronaca, arte ed impegno morale…. .

Antonio De Donno, VOCE ADRIATICA – 2 gennaio 1971

 

….Al di là di un gratuito calligrafismo e di un facile figurativismo di gretta marca moralistica, i personaggi delle tele del Rosa si costruiscono tutti in un’atmosfera di stupefatta incredulità e malinconica attesa di “segni”.

Una luce uniforme e contratta, frontale, compisce lo spazio dove le figure si adagiano stemperandosi in una sottile violenza di masse cromatiche, dove il colore, elevandosi a vibrazione lirico-emotiva, si risolve ora nella sensazione di un tacito dramma, appena velato da un calibrato tonalismo, ora in quella di una disperante rassegnazione…. .

…..Rosa raggiunge la cifra esatta della sua autenticità e traduce, fisicizzandolo con la preziosa spontaneità di una intuizione, il dramma di una gioventù alla ricerca di se stessa e del mondo, in lotta tra una morale intirizzita ed una da formulare, tra una libertà fittizia ed una da conquistare…. .

….Qui il messaggio trasforma l’opera in una sintesi aperta, provvisoria eppure chiara, del sentimento del pittore nei confronti di questa contrastante “contrada” dell’uomo, quest’essere così “fragile e bello, conturbante e misterioso”.

Roberto Invernici, LA VOCE – 11 aprile 1971

 

….Figure di donne in massima parte, o di giovani dei nostri tempi resi drammaticamente con un segno nervoso, con toni violenti, con invenzioni di forme. Una umanità sessuale o asessuata: comunque sempre in momenti particolari della vita, una specie di attesa di qualcosa che riesca a rompere e a distruggere l’incanto…. .

Le donne di Michele Rosa, con le loro carni verdastre, sembrano tese verso la distruzione del mito della verginità. Femmine che si spogliano per liberazione, donne che si distendono alla ricerca più di un atto di violenza che di un gesto d’amore. E questo Michele Rosa lo rende evidente con la sua tecnica più che con l’oggetto della rappresentazione…. .

Vice, Il TEMPO – 29/30 maggio 1971

 

….Il vero artista prima di presentare al giudizio della critica e del pubblico le sue opere setaccia la scoria. E’ irrequieto, è scontento; non si placa se non quando raggiunge il vertice delle sue affannose ricerche. E’ il caso del pittore ciociaro Michele ROSA…. .

….Pittura la sua elegante ma senza esagerazione, delicata senza smancerie, calda e qualche volta anche irruente ma senza pesare troppo sulla sensazione…. .

….Michele Rosa, si intende, non tanto ama la bellezza, quanto la verità, sebbene a volte la sua verità sia un poco amara o magari repulsiva esteticamente parlando come ad esempio “Gioventù irruente” e “Urlano canzoni senza parole”…. .

….E Michele Rosa ancora lì, sui suoi modelli, nient’affatto pauroso del brutto e magari del deforme; ostinato a rendere attraverso la sua maniera lo spirito, attraverso le cose il succo o il calice amaro della vita. Si è infatti colpiti davanti alle sue manifestazioni di pensiero così altrettanto di fronte all’opera di artista…. .

….Noi lo vediamo; animoso cercatore di armonie segrete, di disarmonie sciagurate rappresentate dal mondo nefasto dei capelloni e delle sgualdrine di tutti i ceti. Cosicché nei suoi quadri c’è tutta la sua vita; di lavoratore e di pensatore.

Ci offre infatti soggetti e composizioni le più disparate, queste composizioni vivono certo anche di per se stesse, ma dietro ci senti poi o ti par di sentirci la passione dell’artista che sa cosa è la vita e non vuole nascondere a sé ed agli altri l’angosciosa verità…. .

….Questo, in sintesi il ritratto di Rosa degno figlio di quella città volsca tanto contesa da tre grandi popoli, da tre grandi eserciti: i romani, i sanniti, i longobardi e che diede i natali a Michele Biancale, maestro insigne di tutta la critica d’arte italiana.

Ernesto Galdi, Il SECOLO D’ITALIA – 18 giugno 1971

 

….le espressioni del Rosa sia per gusto che per cultura sono sempre legate al senso plastico e cromatico ad una sensibilità sottile, malinconicamente elegante.

La spontaneità della sua intuizione è tutta nel segno-colore, negli effetti volutamente crepuscolari e sfumati, nelle modulate superfici dei nudi nonostante l’impetuosità delle pennellate. Un artista ….squisitamente attuale e preparato che stende un tessuto pittorico di raffinate rielaborazioni tonali e trae dalle pulsazioni della luce e delle ombre conforto e speranza, esaltazione che è partecipazione…. .

La sessualità (talvolta espressa in modo che oltrepassa il limite della pudicizia) è presente nei quadri di Michele Rosa. Il suo stile nasce dalle suggestioni, che già resero eloquente e spesso in modo trionfale la pittura della scuola napoletana, senza però che nel Rosa si noti il ricorso a quei toni esuberanti, talvolta squillanti che caratterizzano l’arte di alcuni maestri napoletani dell’800…. .

….nel Rosa la rappresentazione risente dell’inquietudine suggerita dalla nostra ratio, dal nostro clima culturale…. .

Francesco Luseri, LA CAPITALE – n. 7/8,  luglio/agosto 1971

 

….Attualmente Rosa sta proseguendo sul tema dell’uomo che non riesce a comunicare con se stesso e con gli altri, che non riesce ad esprimere la gioia di vivere che ha dentro di sé. Da questa difficoltà, da questa incapacità di poter esternare l’ansia di vivere secondo quanto “detta dentro”, scaturisce il tipo d’umanità che spesso reagisce con atti e modi inconsulti. L’uomo, quindi, diventa malinconico, intrattabile, insoddisfatto e violento.

I primi tentativi di indagine sociale Michele Rosa li ha fatti a Spalato, in Jugoslavia, circa sei anni orsono, dove aprì un dialogo sull’uomo ed i suoi problemi in un paese socialista.

Giovanni Magnone, Il TEMPO – 8 febbraio 1972

 

….Dopo un periodo surrealista e poi figurativo in Roma, alla scuola del Vagnetti, il Nostro seguì una fase di realismo pittorico in Napoli. Quindi, ancor giovanissimo in U.S.A E’ questo il periodo dell’arte informale di Rosa. Possiamo dire che questo è anche il periodo di più accentuato intellettualismo del pittore ciociaro.

Egli si inserisce così nel vasto movimento neopositivista, specialmente vivo e diffuso in America, che rispecchia l’età dell’atomo e delle tecnologie.

La pittura di Rosa va, in questo periodo informale 1953-1957, oltre il puro fenomeno, per cogliere l’essenza delle cose, la “forma”, intima legge della realtà.

Tornato in Italia, inizia un periodo figurativo realistico: la sua tematica si volge di preferenza al paesaggio, dalla Ciociaria a tutta la Penisola, all’Europa,

Specialmente suggestivi ed evocativi sono i paesaggi olandesi, le marine jugoslave, le spiagge ed i porti tirrenici. Si passa, quindi ad un periodo ancora realistico ma arricchito di una vasta umanità.

Dal folklore locale fino a raggiungere le implicanze universali del gran mare della vita. Particolarmente significativo il mondo beat, dei capelloni e comunque dei giovani….

Mario Mallicone, L’ARTE – aprile 1973

 

Michele Rosa: reduce da un periodo di silenziosa operosità torna in questo incontro “strapaesano” dei pittori locali e si presenta con una tematica suggerita esclusivamente dalla natia Soro, vista attraverso un’interpretazione, che sia come colate di colori che come incisività nella costruzione delle immagini, ci ricordano un Rosa coerente, oggi come ieri, con le sue esperienze di ricerche pittoriche.

Carlo Mazzenga, CORRIERE DI FROSINONE- 5 settembre1976

 

….A questo mondo così estraneo a tutti i miti e a tutte le utopie, Rosa è pervenuto tramite i teatri di avanguardia romani, quei teatri-cantine dove un nugolo di attori ripete ogni sera i grandi temi della crisi…. .

A.S., IL MESSAGGERO, ABRUZZO – 24 gennaio 1979

 

Rosa propone in questa sua personale…. , ….immagini femminili discinte, ferite, accovacciate sui marciapiedi o appoggiate alle scale di casa in rovina.: un mondo di miseria e purtroppo, di verità brucianti. La mutabilità del mondo dell’ambiente trova un suo riscontro nella fissità tragica delle donne-personaggio che sollecitano il visitatore a riflessioni dolorose…. .

IL TEMPO, ABRUZZO – 25 gennaio 1979

 

….Animato da uno spirito fiero ed istintivo, Michele Rosa non cerca rifugio in n culturalismo esibizionistico o in comodi atteggiamenti di gratuito impegno socio-politico, ma trova l’interazione quasi fisica del proprio agire pittorico…. . L’elemento umano e la forza macrocosmica che lo circonda e lo invade sono in comunione nel più lindo degli impegni ontologici e nella più chiara delle sintetizzazioni formali, attraverso una scansione timbrica tanto viva quanto pura di un segno stilizzato all’essenziale. Nell’indagine tecnica e formale della produzione di Michele Rosa appare evidente una lettura immediata della realtà tanto crudele quanto analitica.

….Ma l’elemento più vero del valore artistico di Rosa è l’attualità, il proporre realtà ataviche che fanno riflettere e verificare quanto sia ancora lontano dalla realizzazione, l’aspirazione millenaria di voler tramutare la dimensione umana a nostro piacimento ed il vedere integra un’insospettata potenzialità primigenia, ci ripropone una speranza ed un impegno verso vie e traguardi completamente nuovi.

Raggi Karuz Secondo, IL CORRIERE DI FROSINONE – 03 marzo 1979

 

….Alla base di tutto c’è la coscienza, la denuncia del potere e della guerra, il rifiuto della violenza storica a tutti i livelli, da quello sociale a quello familiare; c’è la presa di posizione contro un sedicente benessere, che, se aiuta ad “avere di più” non significa affatto “essere di più”.

Amedeo Di Sora, IL CANTIERE – aprile 1979

 

….La sua attività, iniziata prima del 1950 all’insegna del realismo, dopo la lezione del Vagnetti e dopo un’esperienza di pittura informale negli U.S.A, si esplica ininterrottamente per oltre 30 anni, riflettendo l’interesse dell’artista per l’intera problematica esistenziale e sociale che si è venuta a creare, delineando, nel corso di questi anni, drammatici, incerti ed inquieti per il destino dell’uomo.

Tecnica e mezzi espressivi si sono ovviamente adeguati alle tecniche nuove ed urgenti, dimostrando come Rosa abbia una sensibilità acuta ed attenta, pronta a cogliere i conflitti e le ansie all’interno dell’animo umano e trasferirli dal piano individuale a quello universale…. . Il Pittore…. volge la sua attenzione ai giovani, in particolar modo agli Hippies, visti come rappresentanti autentici di una contestazione che seppe distruggere, ma non edificare, in opposizione totale alla società da cui proveniamo.

L’interesse per una gioventù che non accetta la realtà, che lotta per un utopistico mondo migliore, che sente crollare sotto i propri piedi i cardini di una società fondata su ipocrisie, falsi ideali, tabù, corruzione, porta Rosa dopo il 1968, a seguire con la sua arte il fallimento della contestazione e, quindi, la crisi, l’ansia, la disgregazione dei valori fino alla autodistruzione, vista come momento in cui l’individuo si dissolve nella massa.

Dopo quasi 20 anni di produzione sulla tematica “Giovani”, l’artista sente la necessità di allargare il suo interesse all’umanità in genere, o meglio, all’uomo che, distrutti i suoi rapporti con gli altri, si avvia a spersonalizzarsi, a diventare macchina, robot. È un colore intenso ma freddo, violento ma metallico, esprime la disperazione dell’artista nel cogliere l’essenza dell’umanità, di sentimento, di vita nell’essere che è “vita”, per eccellenza: l’Uomo…. .

….E la pittura di Rosa, con la sua struttura plastica ed emblematica, con la sua nuova cognizione signica pittorica che sconfina verso l’astrazione, è proprio questo: Arte e Vita.

Valentina Belli – 1982

 

….Rosa è uno dei pochissimi artisti che ha trasferito sulla tela il mondo giovanile ed i suoi atteggiamenti. ….Scruta l’animo dei suoi giovani e li vede diversi, quando non sono impegnati in manifestazioni di piazza. Li vede generosi ed idealisti ma delusi nella ricerca di una precisa identità.

Altro problema affrontato è quello del teatro…. che esprime un’affinità di sentire, una visione del mondo in cui ciascuno è costretto a recitare la propria parte, imposta dal destino…. .

Franco Tomassi – dicembre 1984

 

….Nel passato ha riservato molta attenzione al fenomeno della contestazione giovanile, dipingendo la solitudine e l’angoscia dei giovani prigionieri di un’indefinita utopia. In altre opere si è ispirato al teatro ed in queste il discorso assume i toni di un’amara allegoria di sapore pirandelliano.

Le opere più recenti, pur nella continuità, segnano un approdo nuovo nel definire il rapporto natura persona….

Franco Tomassi, IL CORRIERE DI FROSINONE –  giugno 1988

 

….Michele Rosa ….ha potuto verificare da testimone le evoluzioni e le involuzioni dell’arte contemporanea, creando uno stile personalissimo che scaturisce dalla rielaborazione dei movimenti “eversivi” della pittura europea …. .

Arnaldo Bonanni, EFFELLE n. 3 – febbraio 1989

 

….Il caos di colori che colpisce al primo impatto con i quadri del Rosa, costringe alla riflessione e alla necessità di ricercare un senso…. .’artista attraverso forme e colori fa emergere la verità, solo disgregando e scomponendo la realtà materiale.

….Proprio dal recupero della materia distrutta, l’artista fa emergere quella spiritualità profonda tipica di un’atmosfera irreale…. L’uso indifferenziato di forme astratte e modelli figurativi sono conciliati in un’unica esigenza pittorica, da ciò deriva un’arte del non-senso, costituita da forme minimali (punti, linee, quadrati, losanghe, cerchi, ecc.) apparentemente non contaminate da processi soggettivi.

G.D., L’INCHIESTA – 4 dicembre 1995

 

….Parlare di Michele Rosa significa parlare insieme di un credo estetico, di un modo di vita di una prospettiva culturale…. .

….Nelle tele della produzione 1997, l’artista ha espresso il superfluo, l’inutile che ci circonda, esternandolo tramite merletti e pizzi presenti in tutte le opere.

A.N., L’lNCHIESTA – 30 novembre 1997

 

….Rosa è un sovrapporsi logico e coraggioso di segmenti conoscitivi.

Le “mutazioni” formali e cromatiche appaiono pertanto non già episodici apparentemente dialettici, ma come sintesi rigorose di processi concomitanti. Quasi ad inseguire un fatale iter narrativo, la pittura recente di Rosa appare innanzi tutto quale un fervido contenitore di valori cromatici. Come se la tracimazione coloristica sulla campitura, in uno sposalizio frenetico e poetico…. celasse in verità il desiderio di deformare, annullare poi, ogni residua traccia segnica, ogni superflua “consuetudine visiva”. Ecco allora che questa rappresentazione va seguita e reinterpretata come un percorrimento consequenziale all’interno del quale le cosiddette “tappe della sintesi” “trovano il loro alveo naturale in una necessaria “sottrazione” del referente narrativo. Una sorta d’oblio cromatico. Devastante ed euritmico al contempo, sopravviene in ogni minima spazialità. Bruciano i corpi remoti, i luoghi dell’immaginario, le sopite spazialità del ricordo e sopravvive una pittura di ansie irrisolte, finanche tragica…. .

Rocco Zani, IL CORRIERE DI FROSINONE – 22 novembre 1997

 

….Una esplosione di forme, di frammenti di materia è, in chiave psicologica, una diretta “figurazione” dell’inconscio e dell’irrazionale.

Michele Rosa traduce “in Arte” lo sconvolgimento di un ordine fittizio, irreale che, per secoli, ha rinchiuso e ristretto la realtà entro limiti convenzionali. Limiti lontani dal concreto e libero scorrere degli atomi e delle molecole nell’imprevedibile caos del macro e microcosmo. L’autore non filtra le immagini ed i colori attraverso le categorie Kantiane; egli le dà così come emergono dal profondo della mente in tutta la loro forza e nel loro polisemico significato di energie mentali globali. Caos deterministico o espressione dell’angoscia e della continua sterile ricerca di nuovi significati? Ogni fruitore dell’opera può rispondere secondo le proprie istanze conoscitive. A ciascuno un interrogativo su se stesso e del mondo. Michele Rosa con la sua policromatica ed informale pittura si limita a sfidare l’uomo contemporaneo, a cercare in sé la possibilità di creare una nuova dimensione mentale in cui lo sconvolgimento del passato non determini anche lo sconvolgimento in forme psicotiche del pensiero umano….

Antonio Fusco, ordinario di Psicologia dell’Arte e della Letteratura e Preside di Lettere e Filosofia Università di Cassino e del Lazio Meridionale – 1999

 

Michele Rosa sembra attingere la linfa creativa direttamente dall’inconscio, popolato di pulsioni primordiali che trovano un loro correlato oggettivo nella vividezza delle forme stilizzate e nella forza vibrante dei contrasti cromatici utilizzati. I colori scelti sono urlanti, violenti, di impronta impressionista e sembrano appunto incarnare le energie impulsive, centrifughe, tendenzialmente anarchiche dell’artista cosi come dell’uomo contemporaneo di cui l’artista si fa portavoce. Ritmi intensi e sovrapposizioni di temi regalano alle composizioni di Rosa un’energia primitiva, viva e pulsante, sapientemente incanalata dalla ragione e dalla tecnica stilistica per divenire messaggio comunicabile e condivisibile. Le tessere di colore si ampliano e si diversificano costringendoci a riconoscere in esse i frammenti scissi di una realtà mutevole e sfuggente, che lo sguardo dell’artista sembra volere inglobare dentro di sé, quasi a ricomporre una totalità dal caos… si addentra con disinvoltura nella pittura senza oggetto, aggirando però le derive del concettuale, riuscendo a denunciare senza raccontare un mondo proteiforme popolato da passioni e conflitti senza soluzione…

Rosella Tomassoni, professore ordinario e docente di Psicologia dell’Arte e della Letteratura presso l’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale – 2018

 

…è un artista incredibilmente prolifico e nella sua tenace e sovrabbondante produzione possiamo rinvenire il traboccare di quell’ansia di vita che altro non è che desiderio di sopraffare la morte. L’opera complessiva dell’autore suggerisce il compenetrarsi di una energia vitale che germoglia sotto i nostri occhi avida di esistere ma anche il tremante presagio del suo dileguarsi. I dipinti di Rosa sembrano celebrare la vita per l’audacia dei contrasti cromatici, lo smagliante splendore dei colori e la loro straordinaria luce. Una luce che è prepotente voglia di vivere. Chi guarda i quadri l’avverte. Ne è sedotto e convinto. Ne riceve conforto. C’è inoltre una componente ipnotica nella pittura di Michele Rosa, qualcosa di calamitante, di avvincente, che ci blocca dinnanzi alle sue tele… Dietro ogni quadro dell’artista si avverte l’organico articolarsi di una trama compositiva che procede ed è guidata dalle facoltà di analisi e al tempo stesso di sintesi, di una mano esperta, dominata da un temperamento singolarmente alacre e fecondo. Pittura salda, personalissima, smaltata di purezza in cui i mezzi espressivi non risultano più al servizio della rappresentazione oggettiva del mondo reale, ma sembrano trasporre simbolicamente ed espressivamente delle realtà interiori dense e primordiali… Michele Rosa nella sua ricerca interiore della verità pone delle questioni difficili, ma non insolubili, solleva dubbi e riflessioni critiche. La sua attuale produzione pittorica scava per esempio nel profondo della società contemporanea per analizzarne i legami fondamentali e smascherarne falsi ideali e valori, quali quelli della ricerca spasmodica di ricchezza ed affermazione personale, cui fa da contraltare l’incapacità di comunicare ed intessere legami interumani profondi…

Eugenia Treglia (Ricercatore contrattista di Psicologia dell’arte e della creatività) – 2018

 

….la sua pittura descrivere il mondo come una realtà sociale in continuo vorticoso cambiamento. Ha infine scritto sulla stampa incoraggiando i giovani artisti per dare impulso all’arte ed alla comunicazione transfrontaliera. Così facendo ha seguito il proprio temperamento artistico e l’amore per l’arte come mezzo di elevazione umana e culturale, strumento di promozione sociale, di sviluppo e di pace.

Per lui l’arte non è contemplazione e isolamento, è Media ed espressione personale per la diffusione dei moniti che grida al mondo (diritti umani, denuncia degli elementi autodistruttivi del consumismo e della finanza d’assalto, libertà di pensiero, ricerca della nascosta bellezza interiore del genere umano, ambiente, cultura, ecc.). Per via della profondità dei temi toccati dall’artista, la sensazione per il fruitore non si ferma solamente all’immagine ottica. Il dipinto non è e non deve rimanere una statica opera contemplativa che risponde a esclusivi canoni estetici. Deve essere inclusivo pretesto di diffusione mediatica di un preciso messaggio legato a ciò che la sensibilità d’artista gli suggerisce. Senza confini di sorta.

Alfio Borghese – “Michele ROSA, un frammento di vita“ – 2019

 

…Sorprende poi, oltre alla straordinaria creatività dell’artista (…) la grande energia promanante da tutte le opere, realizzate non da un pittore di trenta – quarant’anni (come probabilmente a molti potrebbe sembrare) ma da uno giunto alla veneranda età di novantacinque anni! E’ questa la prova provata di come l’arte sia una categoria dello spirito che non ha alcuna età ma che anzi è in grado semmai di ringiovanire le persone o comunque non farle invecchiare…

Alberto Dambruoso  (critico e curatore e storico dell’arte) – 15 ottobre 2020

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